Circa un italiano su quattro soffre di reflusso gastroesofageo, cioè della risalita del contenuto dello stomaco nell’esofago, arrivando talvolta fino in gola. Se alla base di questo problema c’è quasi sempre una predisposizione anatomica, è pur vero che il problema è favorito da cattive abitudini alimentari e da stili di vita non salutari.
Per reflusso gastresofageo si intende il passaggio nell’esofago del contenuto dello stomaco. Si tratta di un inconveniente che può capitare a tutti, per esempio dopo un pasto abbondante. Ma quando si presenta con una certa frequenza e intensità allora diventa una vera e propria malattia.
Alla base del reflusso possono esserci più fattori, anche in associazione tra di loro. Innanzitutto, nella maggior parte dei casi, è presente una predisposizione anatomica: la conformazione dello stomaco, dell’esofago e del cardias, la valvola che separa questi due organi e impedisce il ritorno del cibo nel condotto esofageo, è tale per cui la risalita del contenuto dello stomaco è facilitata. Talvolta il problema è dovuto ad un aumento della pressione addominale, che può comprimere lo stomaco, eventualità che si verifica soprattutto in gravidanza e nelle persone con obesità addominale.
No a grassi, fumo e alcol
Il reflusso può essere favorito o peggiorato da alcune abitudini poco sane. Prima di tutto di tipo alimentare: si verifica infatti principalmente dopo i pasti, specie se sono stati a base di cibi grassi e piccanti. Anche il consumo di cioccolato, caffè e bevande gassate contribuisce alla risalita del contenuto dello stomaco.
Anche le posizioni assunte dalla persona hanno un ruolo importante: si rischia di più stando orizzontali e piegati in avanti. Infine, nelle persone predisposte, l’attività fisica troppo intensa o praticata dopo i pasti può causare o accentuare il problema.
Se, nonostante gli accorgimenti in merito allo stie di vita il problema non migliora, il medico può prescrivere una cura farmacologica.